ROMA (ITALPRESS) – Nel 2022 sono state eseguite in Italia 747.391 procedure di medicina e chirurgia estetica. In particolare, 262.556 sono stati interventi chirurgici veri e propri, e 484.834 le procedure mini invasive. Lo dicono i dati raccolti dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, ottenuti da una proiezione a partire dalle risposte fornite dai chirurghi plastici italiani iscritti alla società internazionale. Secondo questo studio, il nostro paese è all’ottavo posto nella classifica mondiale della bellezza: al primo posto c’è il Brasile per numero di interventi di chirurgia estetica, e gli Stati Uniti sono in pole position per quanto riguarda le procedure mini invasive. Nel 2022 secondo ISAPS l’intervento chirurgico più eseguito in Italia è stato la mastoplastica additiva, seguita dalla blefaroplastica e dalla lipoaspirazione. I trattamenti non invasivi sono risultati in crescita rispetto al 2021, con il podio occupato dall’acido ialuronico a cui va la medaglia d’oro, quindi la tossina botulinica e il peeling chimico. Sono questi alcuni dei temi trattati da Marco Klinger, professore di chirurgia plastica all’Università statale di Milano e primario di chirurgia plastica all’Humanitas di Milano, per una volta ospite e non presentatore di Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress, nella puntata di fine anno condotta eccezionalmente da Claudio Brachino. Il noto chirurgo plastico ha parlato a tutto tondo del suo mestiere, a cominciare dagli inizi: ‘Sono diventato chirurgo plastico con un insieme di coincidenze, volevo fare il dottore perchè innamorato di mio papà, sapevo che avrei fatto questo mestiere – ha esordito – Ma ho scelto di fare il chirurgo, ho conosciuto il mio maestro Luigi Donati e sono stato indirizzato verso questo ramo. E’ stata una scelta sofferta per cinque giorni, poi ero già felice e contentò. Non può mancare un ricordo del padre Roberto, stimato medico assassinato oltre trent’anni fa in circostanze mai chiarite: ‘Quella di mio papà è un’eredità colossale. Ai tempi ero piacevole, non ero stupido ed ero molto semplice, spiritoso, non ero male fisicamente, ma soprattutto il fatto che fossi figlio di Roberto Klinger era un biglietto da visita incredibile per me – ha ricordato – Sotto sotto ero un pò invidiato dagli amici di mio papà, sono stato adottato da tutti, tutti hanno avuto per me un occhio di riguardo. Ma se fossi stato un tipo superficiale questo non sarebbe bastatò. ‘Parlare chiaro non vuol dire non proteggere il paziente, le cose vanno senz’altro dette in modo garbato e protettivo, ma non si può omettere nulla – ha aggiunto parlando del modo in cui si dovrebbe esercitare la professione – La differenza tra il bravo medico e il cacciatore di interventi è che il primo deve rovistare nei pensieri del paziente per capire cosa davvero vogliono, bisogna che loro siano sinceri a costo che sia il medico a scavare, a volte un pò di pudore e incertezza fanno essere cauti nell’esprimersi. Si tratta di entrare in sintonia: tutti vendiamo, io vendo chirurgia. Io prima di tutto mi sento un medico – ha ribadito Klinger – E’ difficile che uno vada a caso dal cardiochirurgo o dal neurochirurgo, è molto più facile che invece qualcuno si rivolga a caso al chirurgo plastico, perchè magari il suo consigliere è l’estetista o il parrucchierè. Il lavoro di Marco Klinger spazia dalla chirurgia plastica di tipo estetico a quella ricostruttiva. Per quanto riguarda il primo ramo, ‘l’età media si è allungata e sembrano più giovani quelli che giovani non sono più, la categoria degli over 65 che si sottopongono a interventi è nuova e in ascesa e i chirurghi plastici lavorano di più. In numeri assoluti gli uomini crescono in modo vistoso e importante, in proporzione crescono così tanto le donne che sono sempre comunque molte di più – ha spiegato – L’uomo ora sta più attento, se prima non aveva preso in considerazione l’idea, ora ci pensà. ‘Per esempio, gli uomini ritengono le mammelle prorompenti seccanti, chiedono di avere meno collo, meno fianchi, essere lipo aspirati, un naso corretto, non piccolino ma che renda la faccia bilanciatà, evidenzia. ‘Ognuno dal chirurgo cerca di rendere forte quello che si ritiene essere un punto debole. Dal punto di vista psicologico cercano una botta di buonumore, qualcosa che li renda più sicuri di sè – ha sottolineato Klinger – Penso che la stessa bellezza e la sicurezza sia anche da temere. Per esempio in televisione, qualche volta può uccidere anche tutto il resto. Sempre meglio avere che non averla, ma la paziente che si rivolge al chirurgo plastico non lo fa per la bellezza assoluta, ma per un particolare che la renda più sicura di se stessà. Per quanto riguarda gli interventi più richiesti, al primo posto c’è quello che riguarda le mammelle delle donne: ‘Per la fortuna dei chirurghi plastici, a volte sono troppo piccole e devono diventare più grosse e viceversa, per fortuna non sono sempre perfette e a volte sono malformate – ha precisato – Pertanto, possono essere aumentate ottenendo un risultato naturale. Lo stesso risultato può essere conservato anche a distanza di diversi anni, la differenza tra un buon chirurgo plastico e uno che non è bravo è la garanzia nel tempo, se operati in modo corretto anche dopo dieci anni il risultato può essere confermato, ciò non toglie che l’invecchiamento esistè. Al secondo e terzo posto troviamo occhi e naso: ‘Il naso è uno dei segni classici della chirurgia. Il naso dà la proiezione dell’intera faccia, la caratterizza, si sembra più giovani o meno. Gli occhi sono il biglietto da visita e rappresentano l’anima, il naso è quello che dà la caratteristica di dolcezza o cattiveria al volto. Nelle donne si mettono a posto gli occhi, poi c’è il mini lifting, ogni faccia tende a cadere verso il basso con l’età, noi facciamo in modo che sia triangolare come prima. Nell’uomo il problema è l’invecchiamento, ma per loro il lifting non è ancora del tutto sdoganato. L’uomo, eccetto il personaggio dello spettacolo, è ancora un pò in difficoltà con la chirurgia plasticà. L’altro importante campo di intervento per Klinger è rappresentato dalla chirurgia ricostruttiva: ‘Ho operato ustionati gravi con facce danneggiate che siamo riusciti a mettere in condizioni di essere presentabili, oppure alcune malformazioni del corpo, o altre ricostruzioni tecnicamente difficili, dove va usato il cervello – ha aggiunto – Ci sono due tipi di difficoltà: riparare una grossa parte del corpo è difficile, altri interventi sono difficili perchè lo sono tecnicamente, i millimetri contano tantissimo nel nostro mestiere. E nel caso delle malate oncologiche di tumore al seno, c’è un 50% di donne per cui le mammelle rappresentano pochissimo e in cui l’intervento è vissuto come una menomazione non drammatica, per l’altro 50% invece rappresenta la femminilità’, ha sottolineatò. ‘Quindi poter aiutare entrambi i 50% ad avere una propria immagine serena aiuta nell’affrontare la malattia, consente poi loro di ripresentarsi nella stessa spiaggia, di fare le stesse attività, di tornare ad avere un rapporto normale con il proprio compagno, questa è una cosa importantè. Infine, uno sguardo generale al mondo della sanità italiana: ‘Per noi italiani la sanità è talmente ad alto livello che abbiamo una situazione veramente invidiabile. C’è però il versante dei medici, che in realtà per l’impegno che mettono e la fatica che fanno, con i rischi che corrono, sono sottopagati e sotto gratificati, è evidente che noi per i giovani e per i nuovi medici siamo poco attrattivi, chiediamo in un colpo solo di accettare in cambio di responsabilità importanti e orari di lavoro pazzeschi degli stipendi minimi – ha ammesso Klinger -. La nostra è una grande sanità, ma ci vorrebbe un occhio maggiore per i medici. Il mio messaggio a un medico che si laurea oggi è di ritenersi una persona fortunata, farà un mestiere che gli piace, ma farà un mestiere delicato, e non lo si può fare senza trasporto e senza voler bene alla gente – ha concluso – Altrimenti il rischio è quello di farlo malè.
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